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Botanica

Orchidee selvatiche nel “Percorso Botanico” alla Villa

Lungo i corridoi e le aree del percorso di visita della Villa romana delle Grotte è questo il momento speciale per andare alla scoperta di tante orchidee selvatiche che ritornano, spontanee, ogni anno.  Ce ne sono un po’ ovunque, a gruppi.  Dalla parte verso il canale di Piombino, corrono lungo il sentiero che costeggia il panorama verso il mare aperto, a N/N-E, mentre un altro gruppo è proprio dalla parte opposta, verso San Giovanni e il tramonto, a Ovest.

Abbiamo tagliato l’erba nel sito archeologico proprio in tempo, lasciando spazio per crescere a questi fiori senza essere più disturbati durante tutta la loro fioritura.   È essenziale infatti, come ci hanno spiegato con calore le guide Parco che ci frequentano abitualmente, non tagliare le piantine fino a che non siano seccate, e attendere che rilascino i loro molteplici semi. Sono piante dal ciclo biologico lungo che hanno bisogno di stabilità di habitat. I semi sono piccolissimi: un singolo fiore può contenerne anche 60.000!.

Ecco un estratto dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dedicato alle orchidee delle nostre isole.

La delicata bellezza dei loro fiori, isolati o riuniti in racemi, è forse la chiave del successo di queste piante. A differenza delle sorelle tropicali, che per la gran parte vivono tra i rami degli alberi della foresta pluviale, le nostre sono tutte terricole e di piccole dimensioni. Delle oltre cento specie presenti in Italia, si stima che nell’Arcipelago toscano ne siano presenti 35-45: l’incertezza sul numero deriva sia dalla difficoltà di classificazione delle varie specie da parte dei botanici, sia dai rilevamenti incerti che risalgono all’inizio del ‘900 e mai più confermati. In tempi recentissimi sono state censite sull’Elba alcune specie mai individuate in precedenza. Parte del fascino esercitato dalle orchidee è dovuto anche alla difficoltà di definire le varie specie sulla base di caratteri osservabili ad occhio nudo, infatti, all’interno delle singole specie e varietà si riscontra un’estrema variabilità di forme e colori, a ciò si aggiunga la facilità d’ibridazione tra specie diverse, che in alcuni casi può dar luogo ad individui a loro volta fertili. Ma l’aspetto più interessante è il loro “comportamento” rispetto all’ambiente.

Sono piante dal ciclo biologico lungo che hanno bisogno di stabilità di habitat. I semi sono piccolissimi: un singolo fiore può contenerne anche 60.000! Essendo privi d’albume, per germinare hanno bisogno d’instaurare un rapporto simbiotico (chiamato micorriza) con funghi microscopici che metabolizzino le sostanze necessarie alla plantula. Delle migliaia di semi prodotti, pochi riescono a germinare e anche in questo caso possono trascorrere più di 6 anni prima che la pianta fiorisca. Le radici hanno forme diverse nei singoli generi, le più tipiche sono quelle che, già in epoca classica, ne hanno ispirato il nome (Orchis: dal greco “testicoli”), in tutti i casi sono spesse e corte, ingrossate per la presenza di riserve alimentari, dette tuberizzate perché, pur non trattandosi di veri e propri tuberi, ne hanno l’aspetto. Grazie alle radici che consentono loro di svolgere buona parte del ciclo vitale sottoterra e ad altri particolari adattamenti all’ambiente, le orchidee riescono a vivere in luoghi inospitali e degradati. Vi sono alcuni generi tipici del bacino del Mediterraneo che naturalmente non mancano sull’Arcipelago toscano, alcune di queste sono le orchidee del genere Serapias.

Hanno un aspetto inconfondibile, non altrettanto facile è distinguere le varie specie, poiché al loro interno si osserva una notevole variabilità alla quale si aggiungono i frequenti ibridi. Sull’Arcipelago sono presenti cinque specie che fioriscono in aprile-maggio. Gli insetti sono attratti dal riparo offerto dalla singolare forma del fiore e quando vi penetrano entrano in contatto con gli organi sessuali della pianta, portandone via il polline, può così avvenire la fecondazione fra individui diversi. Un altro genere tipicamente mediterraneo è quello delle Ophrys. Delle circa 50 specie che formano questo genere, almeno 12 sono note per l’Arcipelago toscano. Le varie specie sono molto simili nelle parti vegetative: apparato radicale, foglie, fusti, spiga, ma il labello (petalo modificato nella forma e nel colore rispetto agli altri cinque) è straordinariamente diverso. Le differenze nei colori e nelle forme del labello sono così ricche da presentarsi anche tra i fiori della stessa pianta. Si tratta spesso di modificazioni individuali che possono essere ereditarie. Questa variabilità è riconducibile soprattutto al modo bizzarro col quale la pianta richiama gli insetti impollinatori.

I naturalisti del XIX secolo, e lo stesso Darwin, avevano già osservato che i fiori di Ophrys erano visitati solo dai maschi dei vari insetti impollinatori. Sarà il naturalista Kullenberg, nel 1961, a spiegare questo meccanismo. Come tutte le altre orchidee anche le Ophrys, a causa della particolare forma degli organi sessuali maschili, non possono affidarsi al vento per l’impollinazione, in più le orchidee di questo genere, non producono nessuna sostanza zuccherina che possa attrarre gli insetti. La loro strategia consiste nel confondere gli ospiti con l’inganno sessuale. Qui entra in gioco il labello: esso riproduce nella forma l’addome delle femmine delle varie specie d’insetti pronubi, compresa una certa pelosità. Per rendere più efficace la “trappola”, i fiori emettono odori simili a quelli che le femmine delle varie specie d’insetti propagano per attirare i maschi della propria specie. Gli inconsapevoli maschi, nel tentativo di copulare col labello delle Ophrys, sono costretti a disporsi in una posizione obbligata che li fa entrare in contatto con le masse polliniche. L’insetto (calabroni, bombi, vespe ed api) sceglierà il fiore col labello per lui più “attraente”. Essendo la forma e il colore del labello caratteri ereditari, è pensabile che l’evoluzione della pianta sia “tarata” proprio sulla scelta dell’impollinatore. Nonostante le raffinate strategie adattative, di alcune specie di orchidee ne sono rimasti popolamenti pericolosamente esigui: la speranza è riposta in una nuova coscienza verso gli altri viventi da parte dell’uomo.

Didattica

Archeologia elbana, una nuova pubblicazione

Il 31 marzo, la Fondazione Villa romana delle Grotte, con una bella collaborazione con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e  la partecipazione dell’Università di Siena e del Gruppo Aithale, durante un evento organizzato per  il Walking Festival del Parco, ha potuto anticipare la presentazione della pubblicazione di RASSEGNA DI ARCHEOLOGIA n.26/2018.

La presentazione, seguita dal folto pubblico, è avvenuta in modo non convenzionale, durante l’interessantissimo trekking tra archeologia a natura e paesaggio condotto dal prof. Franco Cambi dell’Università di Siena. Si tratta degli atti del Convegno sull’archeologia elbana organizzato dal gruppo AITHALE per il Comune di MARCIANA all’isola d’Elba.

A presto le presentazioni ufficiali.

Il prof. Cambi e il Parco, con l’InfoPark, ci hanno regalato una giornata splendida per un racconto infinito in una rada densa di miti, di storie, di archeologie. Dalla mitologica navigazione degli Argonauti alla misteriosa comunità còrsa che frequentò la rada dal 1000 al 300 a.C. Dal ferro degli Etruschi e dei Romani ai vigneti e ai frutteti dei Valeri. Dai monaci tardoantichi alla nuova città di Cosimo. Dalle cannonate di Nelson al miraggio dell‘acciaio.

Il volume è disponibile presso la biglietteria della Fondazione Villa romana delle Grotte.


Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali
Università degli Studi di Siena
Archeologia al futuro. Teoria e prassi dell’archeologia pubblica
Archeologia tardoantica e altomedievale a Siena
Archeologia dei Paesaggi
Archeologia e storia nella rada di Portoferraio, Isola d’Elba
Aithale – Archeologia, Paesaggi, Società
Archeologia Diffusa – ambiente, paesaggi, società

Marciana Aurea

Italia Nostra Arcipelago Toscano

Non categorizzato

Sconto se arrivi alla Villa in bus!

Vieni alla Villa romana delle Grotte in bus e avrai uno sconto sul biglietto d’ingresso!  basta mostrare il biglietto obliterato alla nostra bigletteria.

Potrai consultare gli orari dei mezzi pubblici sul sito

http://www.pisa.cttnord.it/App_Teseo/P/683

Oppure con TESEO, la nuova APP per la mobilità del gruppo CTT-CAP-COPIT che permette di avere informazioni sulla mobilità di tutta la Toscana Nord-Ovest, in corrispondenza dei bacini storici dove operano CTT, CAP e COPIT, ovvero nelle province di Livorno, Pisa, Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Prato ed il territorio di Empoli.

L’ applicazione TESEO, scaricabile su APP STORE e GOOGLE PLAY, permette ai possessori di smartphone e tablet non solo di consultare gli orari e i percorsi delle linee del proprio bacino di interesse ma anche di programmare gli spostamenti in base alle proprie esigenze e ricercare le fermate in prossimità del luogo in cui ci si trova, grazie alla geolocalizzazione. Con la funzione “acquista” è possibile acquistare il biglietto con un SMS, è possibile anche ricaricare la propria Carta Mobile.

TESEO è una APP  a breve sarà disponibile un aggiornamento con le informazioni in tempo reale.

Didattica

Piccoli architetti in visita alle Grotte :)

Prosegue il nostro percorso didattico con le scuole elbane: ospite di questa settimana  ELBA GREEN LABORATORY, per la prima volta alla Villa venerdì 5 aprile.  Un gruppo di bambini, giovanissimi architetti in erba, scortati dai loro “architetti – tutor”, ha percorso i vari itinerari  per conoscere da vicino una villa romana, le sue tecniche e materiali di costruzione, il suo stato di conservazione.

Questa visita, curata da Alessandro Pastorelli, membro del CdA della Fondazione, è stata lo spunto per l’inizio di una nuova collaborazione.   L’associazione elbana, vero laboratorio di architettura per i piccoli, “si occupa di promuovere attività didattiche, editoriali, espositive di studio e ricerca quali veicoli per una conoscenza del territorio”.

 

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