Autore: <span>Cecilia</span>

Didattica

Le Notti dell’Archeologia della Regione Toscana alle Grotte

Dal 29 giugno al 4 agosto tornano Le notti dell’Archeologia, un appuntamento molto atteso da un vasto pubblico di appassionati e non solo: aperture straordinarie serali e notturne, eventi dedicati nei musei, aree e parchi archeologici della Toscana.
Questa diciannovesima edizione ha come filo conduttore “Arte e techne”, tematica che valorizza le componenti estetiche ed artistiche delle collezioni ed in generale del patrimonio culturale dalla preistoria ad oggi, con uno sguardo attento sia alletecniche di realizzazione dei manufatti artistici che alla tecnologia disponibile dai tempi più remoti, in continua evoluzione.
Il ricco programma che si snoda con eventi su tutto il territorio regionale è rivolto ad un pubblico di tutte le età, gli orari delle iniziative saranno diversificate per favorirne la fruibilità.

La Fondazione Villa romana delle Grotte partecipa con queste iniziative:

VENERDI 26 LUGLIO

 

L’evoluzione del paesaggio della Rada di Portoferraio attraverso i secoli dai tempi dell’insediamento romano di Fabricia fino alla costruzione della città fortificata da parte di Cosimo De’ Medici.

 

Relatori Anna Guarducci e Franco Cambi, Università di Siena.

Durata: 1 ora 30 minuti

 

 

SABATO 27 LUGLIO

Laboratorio per bambini alle 17.30

 

Architetti in erba: “prendiamo le misure” della Villa Romana delle Grotte
Laboratorio per bambini in sito archeologico con l’archeologo Mario Ettore Bacci

Durata: 1 ora

 

 

Ingresso:  gratuito

Accessibile ai disabili

 

 

Non categorizzato

Il Cerboni premia i suoi studenti migliori: Arianna alle…

Un premio per gli studenti più meritevoli dell’Istituto Cerboni.  Tra questi Arianna Vergari, studentessa dell’Istituto #ITGC CAT (geometri) Cerboni Isola D’ELBA con un 100 alla maturità e il suo progetto, un video alla Villa Romana delle Grotte, nell’ambito del Progetto “Il Cammino della Rada”.  Docente responsabile l’ing. Antonio Tucci.  Questo è uno dei progetti di alternanza scuola lavoro nati lo scorso anno scolastico grazie alle proposte create dalla Fondazione Villa Romana delle Grotte per tutte le scuole superiori dell’isola d’Elba, sviluppate con la collaborazione di Italia Nostra Arcipelago Toscano, dell’archeologa Laura Pagliantini e del Gruppo Aithale.

E’ l’iniziativa “Premiamo le eccellenze”, che si è svolta nella mattinata di martedì 30 gennaio, e che la scuola ha organizzato per consegnare borse di studio a chi ha la votazione più alta, compresi anche i 5 studenti che all’esame di maturità 2017 hanno avuto 100 come votazione. I riconoscimenti in denaro, del valore di 100 euro ciascuna sono andati a chi ha ottenuto le massime votazioni alla maturità e a chi ha la media più alta nella scuola,i premi del valore di 50 euro sono andati ai migliori di ogni classe: Sono premi messi a disposizione da alcune aziende del territorio. “Con questa iniziativa vogliamo premiare il merito dei ragazzi – ha spiegato il dirigente scolastico Maria Grazia Battaglini – gli studenti vengono premiati sanno che la loro bravura non è riconosciuta sono dalla scuola ma anche dalle imprese del territorio, tutte aziende di eccellenza nel loro settore”. Per primi sono stati premiati i ragazzi che all’esame di maturità 2017 hanno ottenuto la massima votazione, 100 su 100. Sono stati chiamati dalla dirigente Laura Lopoi, Virginia Marinari, Andrea Esercitato, Luca Pacini e Arianna Vergari. Poi è stata la volta degli studenti con la migliore votazione della scuola, con una media che si attesta tra l’8 e il 9. Questi sono Benedetta Melani, Monika Todorova, Francesco Bartoli, Irene Corsi, Lorenzo Bianchi, Davide Mazzarri, Massimiliano Conte, Romy Sposato, Ambra Gelsi, Alessia La Rosa, Alberto Cherici, Federico Signorini, Manlio Spagnuolo e Francesca Muti. Sono stati poi premiati quelli che all’interno della loro classe hanno la votazione più alta: Elena Sirbul ( ex aequo Alessia Perruccio e Ilaria Guerra), Gina Andreea Lazaroiu, Simone Galeazzi, Serena Cignoni, Lorenzo Carabellese, Iron Tegas, Katerin paperini, Claudia Fusaro ( ex aequo Nicolò Martorella), Alessandro Ottaviano, Marco Pisani, Francesco Serini, Chiara Glauer, Claudia Furnari, Noemi Jennifer Pezza, Francesco Di Monte ( ex aequo Michela Meli), Margherita Papini, Cristian Barra e Ionut Costel Murariu. Un attestato anche agli studenti che si sono impegnati nell’orientamento che ogni anno la scuola fa per chi si iscrive al primo anno: Jasmine Costa, Massimiliano Conte, Federica de Crescenzo, Angelica Baccetti, Valentina Picchi, Davide Melas, Filippo Giannoni, Davide Mazzarri, Sofia Paolini, Agnese Chinchella e Romy Sposato.

 

Le Grotte in Trasferta

L’isola d’Elba da Giorgio Monaco ai giorni nostri

Giorgio Monaco (1907 – 1984), appena arrivato all’Elba come direttore archeologo della Soprintendenza Archeologica della Toscana, diede avvio a numerose ricerche, affrontando una serie di scavi in tutta l’isola in stretta collaborazione con L’Ente Valorizzazione Elba ed il circolo subacquei “Teseo Tesei”, e lasciando in tutti un vivo ricordo della sua importante attività, svolta con passione ed abnegazione.

A distanza di oltre 50 anni dall’inizio delle sue ricerche, questo incontro vuole ricordare la figura dell’archeologo in occasione della donazione del suo archivio da parte degli eredi, ma anche sottolineare il potenziale culturale in generale dell’intera isola, raccontando l’operatoattuale della Soprintendenza in ambito archeologico, storico artistico, architettonico e paesaggistico.

Brochure

Il breve convegno in occasione dei festeggiamenti pisani di San Ranieri vuole essere un ringraziamento per la generosità della famiglia Monaco e nello stesso tempo l’anteprima di un convegno di più ampio respiro che si terrà prossimamente all’Elba.

 Programma:

15-16.30 Giorgio Monaco e la Villa Romana delle Grotte (Portoferraio)

Andrea Muzzi: La donazione dell’archivio di Giorgio Monaco alla SABAP di Pisa e Livorno

Anna Maria Monaco: Ricordi dell’attività elbana del padre

Lorella Alderighi: Lo scavo di Giorgio Monaco alla Villa Romana delle Grotte

Cecilia Pacini: La Fondazione Villa Romana delle Grotte: un programma di ricerche e di valorizzazione

Coffee-break

17-18.30 Attività in corso della Soprintendenza ABAP all’Elba

Gino Cenci: La galleria Demidoff a S. Martino

Amedeo Mercurio: Le celebrazioni per i 500 anni della nascita di Cosimo I fondatore di Cosmopoli

Fabio Boschi: L’Elba verso paesaggi sostenibili

Botanica

Orchidee selvatiche nel “Percorso Botanico” alla Villa

Lungo i corridoi e le aree del percorso di visita della Villa romana delle Grotte è questo il momento speciale per andare alla scoperta di tante orchidee selvatiche che ritornano, spontanee, ogni anno.  Ce ne sono un po’ ovunque, a gruppi.  Dalla parte verso il canale di Piombino, corrono lungo il sentiero che costeggia il panorama verso il mare aperto, a N/N-E, mentre un altro gruppo è proprio dalla parte opposta, verso San Giovanni e il tramonto, a Ovest.

Abbiamo tagliato l’erba nel sito archeologico proprio in tempo, lasciando spazio per crescere a questi fiori senza essere più disturbati durante tutta la loro fioritura.   È essenziale infatti, come ci hanno spiegato con calore le guide Parco che ci frequentano abitualmente, non tagliare le piantine fino a che non siano seccate, e attendere che rilascino i loro molteplici semi. Sono piante dal ciclo biologico lungo che hanno bisogno di stabilità di habitat. I semi sono piccolissimi: un singolo fiore può contenerne anche 60.000!.

Ecco un estratto dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dedicato alle orchidee delle nostre isole.

La delicata bellezza dei loro fiori, isolati o riuniti in racemi, è forse la chiave del successo di queste piante. A differenza delle sorelle tropicali, che per la gran parte vivono tra i rami degli alberi della foresta pluviale, le nostre sono tutte terricole e di piccole dimensioni. Delle oltre cento specie presenti in Italia, si stima che nell’Arcipelago toscano ne siano presenti 35-45: l’incertezza sul numero deriva sia dalla difficoltà di classificazione delle varie specie da parte dei botanici, sia dai rilevamenti incerti che risalgono all’inizio del ‘900 e mai più confermati. In tempi recentissimi sono state censite sull’Elba alcune specie mai individuate in precedenza. Parte del fascino esercitato dalle orchidee è dovuto anche alla difficoltà di definire le varie specie sulla base di caratteri osservabili ad occhio nudo, infatti, all’interno delle singole specie e varietà si riscontra un’estrema variabilità di forme e colori, a ciò si aggiunga la facilità d’ibridazione tra specie diverse, che in alcuni casi può dar luogo ad individui a loro volta fertili. Ma l’aspetto più interessante è il loro “comportamento” rispetto all’ambiente.

Sono piante dal ciclo biologico lungo che hanno bisogno di stabilità di habitat. I semi sono piccolissimi: un singolo fiore può contenerne anche 60.000! Essendo privi d’albume, per germinare hanno bisogno d’instaurare un rapporto simbiotico (chiamato micorriza) con funghi microscopici che metabolizzino le sostanze necessarie alla plantula. Delle migliaia di semi prodotti, pochi riescono a germinare e anche in questo caso possono trascorrere più di 6 anni prima che la pianta fiorisca. Le radici hanno forme diverse nei singoli generi, le più tipiche sono quelle che, già in epoca classica, ne hanno ispirato il nome (Orchis: dal greco “testicoli”), in tutti i casi sono spesse e corte, ingrossate per la presenza di riserve alimentari, dette tuberizzate perché, pur non trattandosi di veri e propri tuberi, ne hanno l’aspetto. Grazie alle radici che consentono loro di svolgere buona parte del ciclo vitale sottoterra e ad altri particolari adattamenti all’ambiente, le orchidee riescono a vivere in luoghi inospitali e degradati. Vi sono alcuni generi tipici del bacino del Mediterraneo che naturalmente non mancano sull’Arcipelago toscano, alcune di queste sono le orchidee del genere Serapias.

Hanno un aspetto inconfondibile, non altrettanto facile è distinguere le varie specie, poiché al loro interno si osserva una notevole variabilità alla quale si aggiungono i frequenti ibridi. Sull’Arcipelago sono presenti cinque specie che fioriscono in aprile-maggio. Gli insetti sono attratti dal riparo offerto dalla singolare forma del fiore e quando vi penetrano entrano in contatto con gli organi sessuali della pianta, portandone via il polline, può così avvenire la fecondazione fra individui diversi. Un altro genere tipicamente mediterraneo è quello delle Ophrys. Delle circa 50 specie che formano questo genere, almeno 12 sono note per l’Arcipelago toscano. Le varie specie sono molto simili nelle parti vegetative: apparato radicale, foglie, fusti, spiga, ma il labello (petalo modificato nella forma e nel colore rispetto agli altri cinque) è straordinariamente diverso. Le differenze nei colori e nelle forme del labello sono così ricche da presentarsi anche tra i fiori della stessa pianta. Si tratta spesso di modificazioni individuali che possono essere ereditarie. Questa variabilità è riconducibile soprattutto al modo bizzarro col quale la pianta richiama gli insetti impollinatori.

I naturalisti del XIX secolo, e lo stesso Darwin, avevano già osservato che i fiori di Ophrys erano visitati solo dai maschi dei vari insetti impollinatori. Sarà il naturalista Kullenberg, nel 1961, a spiegare questo meccanismo. Come tutte le altre orchidee anche le Ophrys, a causa della particolare forma degli organi sessuali maschili, non possono affidarsi al vento per l’impollinazione, in più le orchidee di questo genere, non producono nessuna sostanza zuccherina che possa attrarre gli insetti. La loro strategia consiste nel confondere gli ospiti con l’inganno sessuale. Qui entra in gioco il labello: esso riproduce nella forma l’addome delle femmine delle varie specie d’insetti pronubi, compresa una certa pelosità. Per rendere più efficace la “trappola”, i fiori emettono odori simili a quelli che le femmine delle varie specie d’insetti propagano per attirare i maschi della propria specie. Gli inconsapevoli maschi, nel tentativo di copulare col labello delle Ophrys, sono costretti a disporsi in una posizione obbligata che li fa entrare in contatto con le masse polliniche. L’insetto (calabroni, bombi, vespe ed api) sceglierà il fiore col labello per lui più “attraente”. Essendo la forma e il colore del labello caratteri ereditari, è pensabile che l’evoluzione della pianta sia “tarata” proprio sulla scelta dell’impollinatore. Nonostante le raffinate strategie adattative, di alcune specie di orchidee ne sono rimasti popolamenti pericolosamente esigui: la speranza è riposta in una nuova coscienza verso gli altri viventi da parte dell’uomo.

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