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5 maggio 1821-2021

Bicentenario della morte di Napoleone

 

“Napoleone e il mito di Roma” è il titolo di una mostra in corso ai Mercati di Traiano a Roma. Ideata in occasione del bicentenario dalla morte di Napoleone Bonaparte, la mostra ripercorre il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma.  La Villa romana delle Grotte, costruita in epoca augustea, lo ricorda in particolare per l’influenza e il controllo che l’impero francese ebbe all’isola d’Elba, unificandola e annettendola, ancora prima e poi durante il periodo del primo esilio.

Agli storici non risulta una visita di Napoleone alle Grotte, anche se è da ritenere verosimile. Quale miglior punto d’osservazione di Portoferraio per uno stratega? “Ispirarsi alla Roma Imperiale in ogni suo aspetto per celebrare la magnificenza di Napoleone e della sua famiglia divenne ben presto una consuetudine e portò inevitabilmente con sé l’uso di un linguaggio di propaganda ispirato all’Antico, caratterizzato dalla rappresentazione dell’Imperatore come erede dei grandi condottieri del passato, degli Imperatori romani, se non addirittura come eroe e divinità dell’antica Grecia, in un rimando costante a Roma Imperiale, alla sua arte e alla sua cultura.”

Dalla collina della Villa romana delle Grotte i francesi guardavano la Rada di Portoferraio ben prima dell’arrivo dell’imperatore in esilio all’isola d’Elba fra il 4 maggio 1814 e il 25 febbraio 1815.  

È del 1799 la parziale distruzione dei muri superiori della Villa per motivi bellici dei moti contro-rivoluzionari, che a partire dal marzo di quell’anno scossero l’isola fino al 17 luglio dello stesso anno, continuando con maggiore accentuazione legittimista, sino al giugno 1802.

I francesi repubblicani, interessati a questo porto fondamentale per le operazioni belliche nel Tirreno del nord, avevano occupato la Livorno del Granduca Ferdinando III nel giugno del 1796, per poi arrivare a Portoferraio. Dominata nel 1796 dagli Inglesi, alleati con l’Impero asburgico contro la Francia, l’Elba venne incorporata dai francesi in seguito ai trattati di Luneville, Firenze e Amiens, siglati tra il 1801 e il 1802. Tornò così ad essere unificata sotto un’unica bandiera, dopo essere stata a lungo divisa tra lo Stato di Piombino, il Ducato di Firenze e la Corona di Spagna.

Fu un periodo difficile, di accadimenti drammatici che divisero a lungo gli animi degli elbani. Durante gli scavi archeologici della Soprintendenza alla Villa alla fine degli anni ’60, il prof. Giorgio Monaco rinvenne alcune palle di cannone, mentre ancora un’altra è stata ritrovata durante gli scavi del 2020 dagli archeologi dell’Università di Siena, quale triste ricordo di pesanti bombardamenti.  Questi reperti sono adesso conservati nei depositi della Soprintendenza presso il complesso De Laugier del Comune di Portoferraio, in attesa di una futura  esposizione. 

La residenza, che occupa tutta la cima e le pendici del promontorio delle Grotte, era ripartita su due livelli: sul pianoro si trovavano la parte residenziale, con un avancorpo affacciato sul mare e un grande giardino rivolto verso i fianchi della collina; il piano inferiore era costituito da una doppia struttura di terrazzamento, che circondava la villa sui tre lati panoramici.   L’edificio, che venne probabilmente abbandonato alla fine del I secolo d. C., ha subito danni nel corso dei secoli. Pavimenti e strutture sono stati danneggiati dai continui lavori agricoli.  Gli spianamenti sono frutto di prelievo di materiali da costruzione e di livellamenti a scopi agricoli (per esempio, la “battaglia del grano” degli anni Trenta).

Tuttavia nel 1728 la testimonianza di Antonio Sarri, ingegnere presso il granduca Cosimo III dei Medici, assicura che “tra le vestigia della domus si potevano ancora vedere statue, colonne, arredi marmorei e resti di cornicioni”.  La struttura quindi, se pure in abbandono, era ancora sufficientemente leggibile al tempo di Napoleone, come ricorda l’archeologa Casaburo che sceglie il disegno di questa magnifica testimonianza per la copertina del suo libro “Elba romana: la Villa delle Grotte”.  

Quando l’area delle Grotte fu utilizzata, per la sua posizione strategica su tutta la rada, per scopi militari durante la guerra tra Francia, la Gran Bretagna e il Regno di Napoli per il predominio dell’isola alla fine del XVIII secolo, ebbero luogo ulteriori danneggiamenti.  I buchi sono passaggi “coperti” ad uso delle truppe (così la pensava il prof. Monaco). Testimonianze del coinvolgimento del pianoro in operazioni militari sono verosimilmente anche i due scheletri rinvenuti in uno dei locali settentrionali, come ricorda anche il prof. Vanagolli.

Da allora, nonostante i danni arrecati dal tempo e soprattutto dall’uomo, i resti della Villa romana delle Grotte si ergono ancora maestosi sulla rada di Portoferraio e si offrono ai visitatori per ricordare tutto il lusso di una residenza costruita per la ricca aristocrazia romana del primo impero e raccontare la loro storia millenaria.

 

 

 

 

 

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