Categoria: <span>Botanica</span>

Scuola di Natura

Domenica 9 ottobre ore 9,00

La Fondazione è lieta di ospitare la cerimonia di chiusura del ciclo di lezioni EDUCATIONAL su Arte Cultura e Natura nell’Arcipelago Toscano per insegnanti, condotto dall’agenzia turistica Il Genio del Bosco, che avrà luogo il 7/8/9 ottobre.

Un avviso per i visitatori: il Parco Archeologico rimane aperto al pubblico ma l’evento di chiusura del corso occuperà gli spazi principali.

📣🌿Dal 07 al 09 ottobre avrà inizio l’edizione 2022 dell’Educational di 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮, brand di Viaggi del Genio: viaggi ecosostenibili in Italia e nel mondo, dedicato ai viaggi di istruzione e all’educazione ambientale per le scuole.

🐛🪐🌊🌋Quest’anno il programma avrà come focus 𝗹’𝗘𝗹𝗯𝗮 𝗜𝘀𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮, un nuovo modo di presentare l’isola in cui viviamo, luogo d’elezione dei viaggi di istruzione di Scuola di Natura, come territorio perfetto per un mix di esperienze scientifiche di varia natura (geologia, astronomia, biologia marina, botanica, entomologia, e tematiche più recenti legate al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici).

𝗨𝗻 𝗲𝗰𝗰𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝘁𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼, oggi tutelato dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, che offre una miriade di opportunità per approfondimenti scientifici, culturali, storici uniti ad esperienze straordinarie in paesaggi unici dove la mano dell’uomo si fonde perfettamente con quella della natura.

Saranno 𝟯 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀, 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗳𝗼𝗻𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶 𝗲 𝘃𝗶𝘀𝗶𝘁𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗶 per far immergere i partecipanti in una esperienza a stretto contatto con il territorio dell’isola d’Elba, da vivere anticipando i passi che gli studenti intraprenderanno durante il viaggio di istruzione.

Ringraziamo già da ora tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa edizione dell’educational Scuola di Natura:

Parco Minerario dell’Isola d’Elba

Acqua dell’Elba Associazione

Astrofili Elbani

InfoPark Arcipelago Toscano

SIMUS – Sistema Museale Universitario Senese

WBA World Biodiversity Association

Isoleditoscana_mab_unesco

Fondazione Villa romana delle Grotte

ELBA MAGNA

Cosimo de’ Medici Srl

Elbasolare Friends

Visit Elba IT

SMART – Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano

Moby

SCUOLA DI NATURA – www.viaggidelgenio.it

 

Estate di San Martino alle Grotte

La Villa delle Grotte, perla anche in autunno lungo il cammino della Rada

 

Immagini di una anticipata e prolungata estate di San Martino dal promontorio delle Grotte

di Antonello Marchese*

In autunno e nel periodo invernale – primaverile –  periodi quasi contapposti al momento più arido, se vogliamo, dell’estate –  il parco della villa romana delle Grotte presenta degli insospettati aspetti naturalistici oltre a quelli paesaggistici e storici già ben noti. Si potrebbe quasi paragonare oggi  il luogo a un grande giardino all’inglese, o paesaggistico, quel tipo di spazio verde dove l’uomo rende omaggio alla Natura adattandosi ad essa senza imporle il proprio ordine: dove la Natura viene lasciata correre libera gli elementi naturali allo stato spontaneo danno il meglio di sé.  Soprattutto con il nuovo itinerario più ampio che permettere di scendere al livello delle sostruzioni inferiori, il visitatore entra in contatto con la realtà vegetale più movimentata dalla macchia e dagli arbusti del promontorio occupato dei ruderi della grande villa residenziale romana. Come nei veri giardini all’Inglese sono rispettati i grandi alberi: in questo caso si tratta degli olivi secolari della bella oliveta storica che lambisce il lato sudoccidentale del rilievo, con alcune delle più vecchie piante isolane. E soprattutto, come in quel tipo di giardino creato in Inghilterra nel settecento sotto l’influsso romantico, sono presenti le rovine … elemento caratterizzante di quella particolare forma di conduzione del paesaggio –  E che rovine potrei aggiungere, con l’elegante abbinarsi del chiaro del calcare con il verde del serpentino.

Non bisogna dimenticare che la Natura deve aver più volte ricoperto con il suo manto vegetale la collina delle Grotte, anche in maniera piuttosto invadente, contendendosi il territorio con l’uomo, che probabilmente nei secoli successivi all’abbandono avrà anche cercato di trarre qualche vantaggio dall’uso agricolo del suolo.  Oggi la zona degli scavi archeologici viene mantenuta libera da vegetazione arborea ed arbustiva per ovvi motivi di percorribilità e di conservazione. Adesso è il prato spontaneo ad occupare il pianoro superiore e i percorsi per la visita del complesso archeologico. Questo viene sfalciato regolarmente, ma con ritmi lenti e tale  pratica non impedisce l’insediamento di una grande varietà di essenze erbacee spontanee che a seconda delle stagioni si ammantano delle fioriture stagionali: a fine inverno e inizio della primavera troviamo le margheritine (Bellis perennis), la borragine, la salvia dei prati, la calendula. In autunno ancora la salvia dei prati, il dente di leone, l’alisso odoroso che permane per tutto la stagione con i suoi cuscinetti fioriti di bianco, allargati e profumati.

Pochi anni or sono alcuni arbusti e alberi  furono inseriti lungo l’accesso principale ai ruderi, essenze appartenti alle specie tipiche del verde della classicità e del nostro paesaggio: tra essi cipressi, platani, oleandri, olmi che in queste giornate di una dilazionata estate di San Martino si animano con la vita alata della stagione: codirossi spazzacamino, fringuelli, pettirossi, si muovon tra le fronde prodigandosi in concerti che innaggiano alla mitezza di del clima.  Nei prato fiorito volano diverse specie di farfalle, sui rosmarini in fiore lavorano instancabili le api, nonostante tutte le angherie che l’uomo moderno, più o meno consapeviolmente riserva per i laboriosi insetti simbolo della nostra isola.

La villa

Anche se conosciuta e descritta da eruditi e viaggiatori sin dal 18° secolo, la villa delle Grotte è stata indagata solo parzialmente dagli  scavi della Sovrintendenza.  In passato alcuni dei vecchi autori che ci parlano del sito si  erano appoggiati addirittura ad una serie di leggende create da tale Celetuso Goto, un falsificatore di notizie storiche che si inventò un gran numero di fandonie. Per spiegare l’origine del nome “Elba” tale Celeteuso la collegò con l’Albania e con una mitica regina di nome Alba, vissuta in un imprecisato periodo dell’antichità e proprietaria proprio alle grotte di una sontuosa residenza.

Tornando alle cose concrete le campagne di scavo, che hanno permesso un esame più approfondito della villa delle Grotte, hanno invece avuto luogo tra il 1960 e il 1972 sotto le cure di Giorgio Monaco e hanno consentito di individuare l’assetto complessivo della villa e il rinvenimento di svariati materiali permettendo una datazione delle struttura. La residenza sarebbe stata in uso dalla fine del I secolo a.C. alla fine del primo secolo  dopo Cristo. Recenti indagini, svolte soprattutto presso la villa rustica rinvenuta pochi anni or sono nella piana di San Giovanni indicherebbero la proprietà della Famiglia dei Valeri. La struttura, la più sfarzosa e monumentale sul promontorio, contrapposta alla vecchia “fattoria” del piano, era circondata da un ampio giardino aveva un orientamento finalizzato al godimento del panorama sul mare e sull’antistante penisola, l’odierna Portoferraio, abitata già in epoca romana. L’edificio doveva avere forme architettoniche compatte: la parte situata sul pianoro della collina aveva fini residenziali,  mentre le sostruzioni fungevano da ambienti di servizio.

Al centro del complesso erano un giardino e una piscina, circondati da un portico colonnato, delimitato a Nord, all’esterno sul lato che guarda verso Portoferraio, da uno spazio aperto sempre allestito a giardino.  La casa era riccamente decorata nel classico stile dell’epoca con affreschi, lastre di terracotta a rilievo, pavimenti a mosaico e marmi. Le mura, tuttora visibili in parte, furono realizzate con il tipico opus reticolatum utilizzando rocce verdi ofiolitiche (serpentino) e calcare  locale grigio.

Ville e Giardini: i romani dominavano anche sulla Natura …

La  predisposizione turistica dell’Elba non è affatto cosa nuova. Già nel periodo romano c’era chi si recava all’isola giusto per goderne il buon clima e la spettacolarità dei paesaggi. Era stato eliminato il pericolo dei pirati, e i romani erano padroni del Mediterraneo. Come ricordato, quasi tutte le isole dell’Arcipelago Toscano ospitarono allora sontuose ville residenziali collocate in posizioni panoramiche. All’Elba sono state trovate le rovine di ben tre strutture, maestose per dimensioni e per collocazione. Sicuramente i  proprietari  non si potevano far mancare tutte le comodità e i piaceri di una villa in campagna, e tra questi, la presenza di piscine e giardini ricchi e spettacolari. Il giardino romano è celebrato per eccellenza a Pompei, dove, eliminata la coltre di cenere e lapilli che nel 79 d.C. ha seppellito in pochi attimi la cittadina vesuviana, è stato possibile ricostruire gli scenari, e addirittura con l’esame dei pollini e delle radici carbonizzate, si è potuto risalire ai tipi di vegetazione presente.

Anche da noi, alla Villa delle  Grotte, è stata documentat la cura allora riservata al verde e ai fiori. In prossimità dei ruderi, in quello che doveva essere il giardino di accesso al complesso, durante gli scavi sono state rinvenute le Ollae Perforate, quei vasetti con un buco alla base per la coltivazione delle piante da fiore, oppure con un foro centrale e tre laterali per la propagazione delle essenze con il metodo della margotta. I giardini interni alle abitazioni dei romani erano in genere prossimi all’atrium, un cortile a cielo aperto dove si trovava un Hortus Conclusus, in un primo tempo impiegato per la coltivazione di ortaggi e piante aromatiche utili, e successivamente, magari dopo l’arricchimento della famiglia, trasformato in giardino di piacere. Alle Grotte, residenza sfarzosa, lo spazio destinato al verde era diviso in tre settori: l’Hortus centrale attraversato da una piscina e circondato dal colonnato (peristylium), un settore laterale, che corrisponde più o meno all’ampio piazzale di accesso ai ruderi, e un terrazzamento  arricchito con ninfeo, sul lato mare della struttura. All’interno di questi spazi si trovavano in maniera ordinata da un disegno ben preciso – ai romani piaceva dominare sulla natura- le essenze classiche del tempo: lauro, olivo, mirto, oleandro, cipresso, platano, palme, melograni, meli, altri alberi da frutta e addirittura limoni. Fra le essenze aromatiche si ricorda l’anice, la lavanda, il timo, il rosmarino. Le piante da fiore erano per lo più rose e altre essenze scelte fra quelle che crescevano spontaneamente: il garofano selvatico, la margherita, la viola, il papavero  e  la pervinca.  Erano prevalenti le piante sempreverdi in modo che si potesse giocare con le diverse tonalità e che si potesse dare determinate forme agli alberi e ai cespugli tramite l’ars topiaria,  la tecnica dello scolpire fattezze nel verde tramite una sapiente potatura.

 (Antonello Marchese)

 

* Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e Fotografo Naturalistico. Collabora con la Fondazione da anni.  Socio di Italia Nostra Arcipelago Toscano.

 

La rada di Portoferraio nel Walking Festival

Nel Cammino della Rada

Walking Festival

MdS Editore

Fondazione Villa romana delle Grotte

Domenica 22 settembre ore 15 e ore 16,30

 

Domenica 22 settembre, nelle “Giornate Europee del Patrimonio (GEP)”, sarà un’occasione per condividere la meravigliosa Rada di Portoferraio da un punto di osservazione privilegiato.  Iniziamo alle ore 15.00 con una camminata per tutta la famiglia che, attraverso il bacino termale di San Giovanni, ci condurrà fino al sito archeologico della Villa romana delle Grotte, lussuosa villa romana del I sec. a.C.  Intitolato “il Cammino della Rada”, è un evento del Walking Festival del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano in occasione della “Giornata Mondiale senza Auto”.

 

A partire dalle ore 16.30, dopo un saluto del Consigliere del Comune di Portoferraio Marino Garfagnoli, Sara Ferraioli direttrice editoriale di MdS Editore dialogherà con lo scrittore di Portoferraio Angelo Airò Farulla, autore del libro “La Finestra”.  Ospite d’eccezione Franco Cambi dell’Università di Siena che ci parlerà del paesaggio nella Rada di Portoferraio. Partecipa anche Andrea Lunghi della direzione di Elba Book Festival.  Modera Cecilia Pacini, presidente di Italia Nostra Arcipelago Toscano. Una domenica particolare dunque all’insegna della cultura e del paesaggio italiano, bene tutelato dall’articolo 9 della Costituzione.

L’evento è organizzato con la collaborazione del Comune di Portoferraio, Assessorato alla Cultura, e della Cosimo de’ Medici Srl.

IL LIBRO

Il mondo visto da una finestra, come fosse una cinepresa che riprende ad inquadratura fissa la realtà che l’attraversa.  Potrebbe essere questa la sintesi estrema del libro dello scrittore di Portoferraio, Angelo Airò Farulla, La finestra.

In realtà sappiamo che l’attività dello scrivere non è un’attività neutra, nella sua intenzionalità si nasconde la capacità dello sguardo, la complessità del mondo e la vita stessa di chi scrive, che ogni giorno muta e ne modifica lo sguardo stesso. Sappiamo anche che in letteratura, nella buona letteratura, per parlare di sé o di una cosa, bisogna parlare d’altro. È quello che fa Angelo Airò Farulla che con una scrittura in apparenza scarna, registra quei cambiamenti quasi impercettibili che sono in realtà lo svolgersi della vita. Ecco perché lo sguardo quest’uomo che dalla finestra osserva e scrive, parla di noi e a noi.

L’AUTORE

Angelo Airò Farulla è nato a Portoferraio dove vive e lavora nel mondo della comunicazione e della scrittura.

PROGRAMMA Domenica 22 Settembre

Ore 15.00 “Il Cammino della Rada”

Appuntamento con il Walking Festival da San Giovanni alla Villa delle Grotte

Ritrovo: ore 14,45 Portoferraio, Terme di San Giovanni – Durata: 2 ore – Difficoltà: facile

Prenotazione: +39 0565 908231 info@parcoarcipelago.info

In occasione della ricorrenza, in collaborazione con il Comune di Portoferraio, è messo a disposizione servizio di navetta a/r per chi partecipa all’escursione.

http://www.islepark.gov.it/attachments/article/1516/Festival_del_camminare_2019_Programma_Autunno.pdf

www.mobilityweek.eu

 

Ore 16.30

Presentazione del libro “La Finestra” alla Villa romana delle Grotte

info@mdseditore.it – 328 54 61 837

Villa Romana Delle Grotte – Biglietto agevolato di ingresso per l’evento: 2 euro

SP 26, Località Le Grotte, Portoferraio

info 338 543 9270 – villadellegrotte@gmail.com

 

Orchidee selvatiche nel “Percorso Botanico” alla Villa

Lungo i corridoi e le aree del percorso di visita della Villa romana delle Grotte è questo il momento speciale per andare alla scoperta di tante orchidee selvatiche che ritornano, spontanee, ogni anno.  Ce ne sono un po’ ovunque, a gruppi.  Dalla parte verso il canale di Piombino, corrono lungo il sentiero che costeggia il panorama verso il mare aperto, a N/N-E, mentre un altro gruppo è proprio dalla parte opposta, verso San Giovanni e il tramonto, a Ovest.

Abbiamo tagliato l’erba nel sito archeologico proprio in tempo, lasciando spazio per crescere a questi fiori senza essere più disturbati durante tutta la loro fioritura.   È essenziale infatti, come ci hanno spiegato con calore le guide Parco che ci frequentano abitualmente, non tagliare le piantine fino a che non siano seccate, e attendere che rilascino i loro molteplici semi. Sono piante dal ciclo biologico lungo che hanno bisogno di stabilità di habitat. I semi sono piccolissimi: un singolo fiore può contenerne anche 60.000!.

Ecco un estratto dal sito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dedicato alle orchidee delle nostre isole.

La delicata bellezza dei loro fiori, isolati o riuniti in racemi, è forse la chiave del successo di queste piante. A differenza delle sorelle tropicali, che per la gran parte vivono tra i rami degli alberi della foresta pluviale, le nostre sono tutte terricole e di piccole dimensioni. Delle oltre cento specie presenti in Italia, si stima che nell’Arcipelago toscano ne siano presenti 35-45: l’incertezza sul numero deriva sia dalla difficoltà di classificazione delle varie specie da parte dei botanici, sia dai rilevamenti incerti che risalgono all’inizio del ‘900 e mai più confermati. In tempi recentissimi sono state censite sull’Elba alcune specie mai individuate in precedenza. Parte del fascino esercitato dalle orchidee è dovuto anche alla difficoltà di definire le varie specie sulla base di caratteri osservabili ad occhio nudo, infatti, all’interno delle singole specie e varietà si riscontra un’estrema variabilità di forme e colori, a ciò si aggiunga la facilità d’ibridazione tra specie diverse, che in alcuni casi può dar luogo ad individui a loro volta fertili. Ma l’aspetto più interessante è il loro “comportamento” rispetto all’ambiente.

Sono piante dal ciclo biologico lungo che hanno bisogno di stabilità di habitat. I semi sono piccolissimi: un singolo fiore può contenerne anche 60.000! Essendo privi d’albume, per germinare hanno bisogno d’instaurare un rapporto simbiotico (chiamato micorriza) con funghi microscopici che metabolizzino le sostanze necessarie alla plantula. Delle migliaia di semi prodotti, pochi riescono a germinare e anche in questo caso possono trascorrere più di 6 anni prima che la pianta fiorisca. Le radici hanno forme diverse nei singoli generi, le più tipiche sono quelle che, già in epoca classica, ne hanno ispirato il nome (Orchis: dal greco “testicoli”), in tutti i casi sono spesse e corte, ingrossate per la presenza di riserve alimentari, dette tuberizzate perché, pur non trattandosi di veri e propri tuberi, ne hanno l’aspetto. Grazie alle radici che consentono loro di svolgere buona parte del ciclo vitale sottoterra e ad altri particolari adattamenti all’ambiente, le orchidee riescono a vivere in luoghi inospitali e degradati. Vi sono alcuni generi tipici del bacino del Mediterraneo che naturalmente non mancano sull’Arcipelago toscano, alcune di queste sono le orchidee del genere Serapias.

Hanno un aspetto inconfondibile, non altrettanto facile è distinguere le varie specie, poiché al loro interno si osserva una notevole variabilità alla quale si aggiungono i frequenti ibridi. Sull’Arcipelago sono presenti cinque specie che fioriscono in aprile-maggio. Gli insetti sono attratti dal riparo offerto dalla singolare forma del fiore e quando vi penetrano entrano in contatto con gli organi sessuali della pianta, portandone via il polline, può così avvenire la fecondazione fra individui diversi. Un altro genere tipicamente mediterraneo è quello delle Ophrys. Delle circa 50 specie che formano questo genere, almeno 12 sono note per l’Arcipelago toscano. Le varie specie sono molto simili nelle parti vegetative: apparato radicale, foglie, fusti, spiga, ma il labello (petalo modificato nella forma e nel colore rispetto agli altri cinque) è straordinariamente diverso. Le differenze nei colori e nelle forme del labello sono così ricche da presentarsi anche tra i fiori della stessa pianta. Si tratta spesso di modificazioni individuali che possono essere ereditarie. Questa variabilità è riconducibile soprattutto al modo bizzarro col quale la pianta richiama gli insetti impollinatori.

I naturalisti del XIX secolo, e lo stesso Darwin, avevano già osservato che i fiori di Ophrys erano visitati solo dai maschi dei vari insetti impollinatori. Sarà il naturalista Kullenberg, nel 1961, a spiegare questo meccanismo. Come tutte le altre orchidee anche le Ophrys, a causa della particolare forma degli organi sessuali maschili, non possono affidarsi al vento per l’impollinazione, in più le orchidee di questo genere, non producono nessuna sostanza zuccherina che possa attrarre gli insetti. La loro strategia consiste nel confondere gli ospiti con l’inganno sessuale. Qui entra in gioco il labello: esso riproduce nella forma l’addome delle femmine delle varie specie d’insetti pronubi, compresa una certa pelosità. Per rendere più efficace la “trappola”, i fiori emettono odori simili a quelli che le femmine delle varie specie d’insetti propagano per attirare i maschi della propria specie. Gli inconsapevoli maschi, nel tentativo di copulare col labello delle Ophrys, sono costretti a disporsi in una posizione obbligata che li fa entrare in contatto con le masse polliniche. L’insetto (calabroni, bombi, vespe ed api) sceglierà il fiore col labello per lui più “attraente”. Essendo la forma e il colore del labello caratteri ereditari, è pensabile che l’evoluzione della pianta sia “tarata” proprio sulla scelta dell’impollinatore. Nonostante le raffinate strategie adattative, di alcune specie di orchidee ne sono rimasti popolamenti pericolosamente esigui: la speranza è riposta in una nuova coscienza verso gli altri viventi da parte dell’uomo.

Didattica: un aggiornamento per le Guide elbane

È stata una domenica mattina speciale quella del 17 marzo, dedicata a un gruppo selezionato di Guide Parco, Guide Ambientali, Guide Turistiche, per una “conversazione”  sulla romanità della Rada di Portoferraio, le caratteristiche della Villa, la storia e storiografia dell’isola d’Elba.

Il prof. Gianfranco Vanagolli, invitato relatore e Presidente Onorario dell’associazione culturale Italia Nostra Arcipelago Toscano, ha inoltre tracciato l’esperienza del Prof. Giorgio Monaco, ispettore della Soprintendenza allora chiamata Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria, e le sue ricerche sull’isola, soffermandosi sugli scavi archeologici da lui condotti proprio alla Villa tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70.

Una giovane archeologa, Daniela Catalano, ha offerto il suo contributo di ricercatrice dell’Università di Siena impegnata dall’anno scorso nello scavo archeologico di San Giovanni e nostra nuova collaboratrice.

Non poteva mancare un accenno al significato del Cammino della Rada, nel quale la Villa romana delle Grotte è punto di riferimento e luogo iconico.

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