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Sabato 23 luglio alle ore 18:30 Italia Nostra Arcipelago Toscano inaugurerà un nuovo percorso all’interno della Villa Romana delle Grotte intitolato “Le panchine di Italia Nostra in ricordo di Tamara. La nostra rada, tra meraviglia amore e tutela“, con una presentazione dell’arch. Paolo Pejrone, la collaborazione della Fondazione Villa Romana delle Grotte, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, il Comune di Portoferraio e la Cosimo de’ Medici Srl.

L’idea, nata un anno fa come momento commemorativo in ricordo di Tamara Pacini, si è evoluta in un progetto ben più vasto, grazie alla generosità di tanti amici, privati e altre associazioni. Italia Nostra, promotrice dell’iniziativa, è presente con la nostra sezione dell’Arcipelago Toscano, quella di Grosseto, Firenze e Castiglion della Pescaia. Condivisione del progetto arriva da Italia Nostra Toscana. Italia Nostra Sardegna si è unita a noi con l’esplicito riferimento di uno dei nostri donatori principali alla sezione di Sinis Cabras Oristano.

Le sei panchine di Tamara hanno iniziato a trasformare quel luogo in un vero parco archeologico e sono l’inizio di un lungo cammino. Ci fa piacere ricordare a questo proposito, grazie alla Fondazione Villa Romana delle Grotte che le ospita, insieme al Comune di Portoferraio e alla Cosimo de’ Medici Srl, che l’ingresso alla Villa è, per i residenti dell’Arcipelago Toscano, gratuito. L’accesso al nuovo “parco”, quindi, è permesso, durante le ore di apertura, a tutte le persone che, come Tamara, amino soffermarsi, e godere dell’ombra di un olivo secolare, di un panorama unico, di un luogo caro alla storia, memoria e al cuore di tanti elbani.

Il progetto delle panchine è concepito nell’ambito del “Cammino della Rada”

(https://sites.google.com/site/camminodellarada/),

nato grazie alla sinergia tra noi e altre associazioni quali Legambiente, Elba2020 e Gruppo Aithale, con la collaborazione di tanti enti e associazioni. Estendendo l’invito non solo agli amici, ma a tutti a partecipare all’inaugurazione, comunichiamo con grande piacere che le donazioni per altre panchine straordinariamente continuano ad arrivare: si sono quindi, già adesso, create le premesse per la continuazione di questo progetto, che trasformeranno in un parco ideale altri luoghi amati grazie a tante altre panchine che potranno essere accolte, amate e condivise.

La panchina e il parco

Le panchine di Italia Nostra in ricordo di Tamara

La nostra rada, tra meraviglia amore e tutela

Come progettista di giardini, ogni volta che concludo il progetto di un parco, quando si chiudono i lavori del cantiere e si aprono i cancelli al pubblico, la prima cosa che voglio capire, già durante i primi giorni di apertura, è se la scelta della collocazione delle panchine nei vari spazi sia stata quella giusta. Negli usi variegati e spesso imprevedibili di uno spazio verde, è infatti molto importante prevedere dove si andrà a sedere la gente, quali spazi verranno privilegiati rispetto ad altri, se davvero avverrà quella “ritualità del ritorno” che è la sola, grande conferma dell’avvenuto consenso al proprio progetto. La panchina di un parco o di un passeggio è per eccellenza “il luogo dello stare”, è il luogo per leggere, ma anche per dormire, una panchina è il luogo dove abbracciarsi, ma una panchina è anche per lasciarsi. Una panchina è per stare da soli, una panchina è per darsi un appuntamento e per ritrovarsi, una panchina è per stare all’ombra, per sentire un profumo, una panchina è per prendere il sole, una panchina è per ridere, per piangere, per condividere un dolore piuttosto che la merenda. Nei parchi ottocenteschi la panchina, in ferro o in ghisa ben modellata, aveva un ruolo molto più chiaro perché veniva collocata in genere sui bordi di una radura ombrosa, a segnare una sosta e un belvedere, al di sotto dell’ombra di un viale alberato: il rimando immediato è la panchina di tanti innamorati dei boulevards parigini. Nel giardino contemporaneo invece la panchina diventa a volte una panca, dove si può anche giocare, dove si può suonare o cantare, diventa parte di una piazza, quando il parco diventa un po’ anche piazza urbana, e sembra di avere perduto il senso primario del suo essere come luogo dove poter mettere in fila i propri pensieri. Un progetto di giardino pubblico dovrebbe considerare questi due estremi e tentarne una possibile mediazione, individuando spazi adeguati per il silenzio e per la chiacchiera, per le esigenze di un pubblico sempre diverso, di giorno i vecchi, i bambini, le mamme, di notte i giovani, i rocchettari e i sognatori.

Le panchine di prossima inaugurazione alla Fondazione Villa Romana delle Grotte sono state concepite per spazi straordinariamente panoramici. Il sito archeologico diventa cosi anche parco, luogo di sosta e di incontro, aperto a chi, con curiosità, si riavvicina ai nostri luoghi più cari. Tamara, amica alla quale sono ispirate, “amava il bello, la cura, l’amore per la cultura e la natura, ne era estasiata, se ne sentiva partecipe e responsabile, ripeteva sempre che non ci si potrà mai stancare delle meraviglie che ci circondano, si soffermava spesso, nell’arco delle sue giornate, nel corso di tutta la sua vita, ad ammirare le persone e le cose”. Queste panchine sono nate dalla generosità di tanti amici, con una raccolta fondi che, lanciata un anno fa per il semplice acquisto di una “panchina con vista”, si è arricchita di nuovi fondi e significati che, incredibilmente, lasciano spazio per un secondo progetto simile, per nuove panchine, in nuovi spazi.

Mariapia Cunico

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